Boogie Woogie di Duncan Ward, 2009, 90' |
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Una selvaggia e sexy satira sul mondo dell'arte. Con un cast internazionale di primissimo piano, il film è un dramma che mira ad infrangere tutti i tabù. Adattato da Danny Moynihan dal suo romanzo originale, è il debutto ardito e riuscitissimo del regista Duncan Ward. La trama si svolge tra agenti senza cuore, artisti egoisti, galleristi corrotti e predatori sessuali di ogni genere, in un isterismo collettivo che sfocia in un finale inaspettato e sconvolgente. Sinossi
Boogie Woogie, il romanzo del 2000 di Danny Moynihan, è ambientato nel mondo dell’arte di New York, ma nel film siamo nella Londra di oggi. Infatti la scena inglese post-YBA, con i suoi enfants terribles, VIP, controversie calcolate e collezionisti russi stramiliardari è più adatta a questa storia contorta di affari loschi e cuori infranti che si svolge dietro le quinte delle gallerie d’arte. Art Spindle - interpretato con grande grinta da Danny Huston - è un avido gallerista ossessionato dal desiderio di acquistare uno degli ultimi quadri della serie Boogie Woogie di Mondrian. L’opera appartiene ad Alfred Rhinegold (Christopher Lee), un anziano collezionista che non intende vendere, benché sua moglie Alfreda (Joanna Lumley) sia fin troppo consapevole che la cifra offerta, 28 milioni di sterline, potrebbe cambiare la qualità della vita dei loro ultimi anni. Nel film, Rhinegold rappresenta l'idea dell’integrità del collezionista: acquistare opere d’arte per amore, non per speculazione. Ma è ormai obsoleta, e le generazioni più giovani non hanno tali scrupoli. Il collezionista iper-prolifico Bob Macclestone (Stellan Skarsgård) ammassa opere d’arte come fossero azioni e obbligazioni, mentre Jean (Gillian Anderson), la sua languida moglie-velina, è più interessata a collezionare bei giovani artisti come Joe (Jack Huston). Fra gli artisti non è tanto meglio: la più depravata di tutti è l’emergente artista di video Elaine (Jaime Winstone), che usa le proprie, numerose conquiste come materia prima per il suo lavoro autobiografico. Boogie Woogie fa un uso divertente del cast di stelle, combinando strani accoppiamenti (chi avrebbe mai pensato di mettere insieme la pin-up Gemma Atkinson e il serissimo attore teatrale Simon McBurney?), comparse di gran classe (Charlotte Rampling, per esempio) e sofisticati cenni ai passati interpretativi degli attori (Heather Graham rimessa sui pattini a rotelle, come nel suo brillante esordio in Boogie Nights, film sull’industria del porno). Sicuramente il regista Duncan Ward conosce bene la sua materia. Già regista di documentari sul mondo dell’arte, è sposato alla nota curatrice Mollie Dent-Brocklehurst. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che Boogie Woogie non infierisca sulle motivazioni o sul valore dell’arte contemporanea, né sui prezzi ultra-stratosferici. Usa invece il mondo dell’arte come Robert Altman usò Hollywood nel suo film The Player: non come la fonte della corruzione umana, ma come un ambiente che favorisce la sua crescita e sopravvivenza.
Duncan Ward Duncan Ward è nato in Zambia e si è trasferito in Inghilterra nel 1981. Dal 1984, ha diretto e prodotto vari cortometraggi, fra i quali un ritratto di Brian Eno Imaginary Landscapes (1989), su Tadeus Kantor e sulla collezione Panza di Biumo. Inoltre ha diretto spot pubblicitari e video pop. Dalla fine degli anni '90 è diventato regista teatrale e scrittore. Boogie Woogie è il suo primo lungometraggio. |
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