Un investigatore privato, un’opera d’arte introvabile e un’avvincente storia di fiction cinematografica, costituiscono il plot di questo genale film dell’artista francese Pierre Bismuth. Tutto ha inizio dopo la scoperta da parte dello stesso Bismuth di un filmato del 1979 nell’archivio del BFI a Londra, in cui si vede l’artista americano Ed Ruscha collocare una roccia artificiale da lui realizzata nel deserto del Mojave, in California. Parafrasando il celebre film con Stallone, la scultura venne chiamata dal suo autore Rocky II. Intenzionato a ritrovare quel masso celato per quasi quarant’anni, Bismuth assume un investigatore privato, il detective Michael Scott, esperto di omicidi e rapine. Scott intraprende una minuziosa ricerca che prende inizio dall’ambiente artistico californiano vicino a Ruscha, con una serie di interviste ai più celebri curatori e direttori di musei di Los Angeles, tra gli altri Michael Govan (LACMA), Philippe Vergne (MOCA), Connie Butler (Hammer Museum). Parallelamente Bismuth coinvolge nel suo progetto artistico-cinematografico anche due celebri sceneggiatori di Hollywood, D.V. Devincentis (High Fidelity) e Anthony Peckham (Sherlock Holmes e Invictus) al fine di scrivere un soggetto per il cinema basato sugli stessi elementi da lui forniti all’investigatore. Where is Rocky II? intreccia documentario – l’investigazione di Scott – e fiction – il trailer realizzato dai due sceneggiatori per lanciare l’intricata vicenda di una spy story ambientata nel deserto del Mojave – e indaga il rapporto sfuggente che nel cinema esiste tra la realtà e la sua ricostruzione.