Il fiume Mekong, che attraversa sei nazioni e rifornisce d’acqua numerosissimi allevamenti di pesci e risaie in Asia, è il soggetto principale di questo cortometraggio realizzato dall’artista vietnamita Thao Nguyen Phan, ispirata in questa scelta anche dall’esempio di Mekong River, film del regista tailandese Apichatpong Weerasethakul. Dal primo piano sugli occhi di un bambino, all’inquadratura dei giacinti acquatici sulle rive del fiume, Becoming Alluvium, è a tutti gli effetti ciò che la stessa artista definisce una “immagine in movimento”. Il film scorre naturalmente tra riprese di taglio cinematografico e animazioni di immagini dipinte in acquerello, con un ritmo scandito da una voce narrante che spazia tra riflessioni quotidiane e antiche favole buddhiste, come ad esempio quella della principessa e la corona di rugiada, collegando tra loro momenti diversi e facendoli confluire in un unico spazio narrativo dai toni fiabeschi e onirici. Phan inquadra il fiume dalle sue rive, dall’alto, dalle sue acque, ne osserva i cambiamenti, immagina le sue vite precedenti e le sue reincarnazioni, per ripercorrere così il passato del Vietnam e allo stesso tempo interrogarsi sull’incerto futuro del fiume, alterato nei suoi cicli dal cambiamento climatico e dai numerosi interventi dell’uomo.