Il film dell’artista americana Jill Magid ripercorre la complessa vicenda di un suo progetto che sarebbe dovuto confluire in una mostra ispirata all’opera del visionario architetto messicano Luis Barragàn. Nel tentativo di consultarne gli archivi divisi tra Città del Messico e Basilea, l’artista va incontro ad una lunga serie di difficoltà, scontrandosi in particolar modo con Federica Manco, colei che, per una serie di vicissitudini legate all’eredità dell’architetto messicano, oggi possiede e conserva in Svizzera il suo archivio professionale e i diritti legati alla riproduzione del suo lavoro. Dopo numerosi rifiuti alla richiesta di consultare l’archivio, e a seguito di una residenza nell’abitazione di Barragàn a Città del Messico, sede dell’omonima fondazione che ne conserva invece l’archivio privato, il progetto della mostra della Magid all’Art Institut di San Francisco nell’autunno 2016 viene inevitabilmente modificato. L’artista decide, da una parte, di esporre documenti, lettere, fotografie e opere legate ai suoi sforzi per cercare di consultare l’archivio inaccessibile, dall’altra di raccontare tutta la vicenda in un film. Costruito intorno al rapporto epistolare con Federica Manco, The Proposal vede il suo momento culminante nella riesumazione delle ceneri di Barragàn, dalle quali Jill Magid fa realizzare un diamante da offrire alla sua interlocutrice in cambio dell’accesso all’archivio. La vicenda, divenuta presto nota nel mondo dell’arte, ha acceso un grande dibattito sulla questione dell’eticità dell’operato dell’artista americana: un atto di necrofilia e di oltraggio alla memoria di Barragàn? o una scelta legittima per rendere accessibile al pubblico messicano e a quello di tutto il mondo il lavoro ancora troppo poco conosciuto del grande architetto messicano?