Il film è un’occasione unica per entrare nel mondo dell’artista statunitense David Hammons (Springfield 1943), grande protagonista dell’arte contemporanea, la cui opere testimoniano la sua scelta di porsi ai margini del sistema dell’arte in modo assolutamente discreto. La sua pratica, che abbraccia principalmente la performance e la scultura, è radicata in una profonda critica della società americana e del mondo artistico d’élite. Il documentario ripercorre il suo percorso iniziato negli anni ‘60 a Los Angeles come studente di Charles White. Successivamente, la sua carriera artistica si intreccia con la cultura afro-americana degli anni ‘60 e ‘80, dalle rivolte di Watts, vicino a Los Angeles, alla quotidianità dei sobborghi di New York degli anni ‘80, fino al raggiungimento della sua fama internazionale.
Il film riunisce preziosi filmati d’archivio, animazioni e le testimonianze delle artiste Lorna Simpson, Betye Saar, Suzanne Jackson e di storici dell’arte quali Kellie Jones e Robert Farris Thompson nel racconto della sua vita, dalle prime opere realizzate utilizzando capelli e fili, alle sculture con oggetti trovati come Higher Goals (1986-7), imponenti canestri da basket decorati con tappi di bottiglia di metallo piegati a sembrare conchiglie, dalle azioni e performance effimere come la celebre Bliz-aard Ball Sale (1983) in cui Hammons vendeva palle di neve di diverse dimensioni su un marciapiede di New York, alle opere degli ultimi anni. La colonna sonora di Ramachandra Borcar, ispirandosi all’approccio di Hammons, riunisce una varietà di strumenti e stili musicali, dall’afrojazz all’hip hop, accompagnati da una sezione ritmica composta da oggetti trovati.