L’artista belga Francis Alÿs si muove nello spazio interdisciplinare tra arte, architettura, performance e pratica sociale. Le sue opere esaminano la tensione che esiste tra impegno politico, evocazione poetica, azione individuale, mitologia collettiva. In Sandlines l’artista ha lavorato in un remoto villaggio nella provincia di Nineveh, in Iraq, insieme ad un gruppo di bambini che, come in un gioco di ruolo, interpretano personaggi che hanno segnato un secolo di storia del proprio paese. Per far loro capire il presente, Alÿs rivisita momenti del passato iracheno rievocandone gli avvenimenti epocali attraverso una struttura narrativa costruita da tanti brevi atti: dall’accordo Sykes-Pycot del 1916 con il quale vennero definite le sfere di influenza delle nazioni europee in Medio Oriente all’indomani della Prima Guerra mondiale, fino all’instaurazione dell’Isis nel 2016. Egli fa interpretare ai bambini differenti personaggi tra i quali il dittatore Saddam Hussein, i marines americani dell’operazione Desert Storm, la figura dello jihadista arabo. Nonostante gli avvenimenti drammatici che hanno devastato il loro paese, essi sembrano conservare spensieratezza e innocenza mentre giocano tra le dune del deserto.