Quella tra Fleischer e Boltanski è stata una relazione di lunga data, un intenso dialogo e un’amicizia che è durata per oltre cinquant’anni. Nel 1969 il regista francese inizia un progetto sull’allora sconosciuto Boltanski. Le prime riprese confluiscono nel corto Quelques activités de Christian B. (1970). Man mano che il lavoro poliedrico di Boltanski prende forma, Fleischer è lì per catturare i momenti delle sue prime creazioni: azioni performative, le opere con le scatole o con le ombre del 1981, ma anche esperimenti cinematografici. Il giovane autore è consapevole che sta registrando su pellicola il percorso di un artista che sta trovando il proprio modo di esprimersi. Questa attitudine è alla base del film che, tra flashback e materiali inediti, ripercorre con uno sguardo intimo l’intera carriera dell’artista francese. Da Monumenta (2010) alla Biennale di Venezia del 2011, passando per numerose mostre personali tra New York e Roma, Fleischer è sempre presente a seguire in prima persona la carriera divenuta internazionale dell’amico. Le riprese più recenti sono avvenute in occasione dell’importante retrospettiva Faire son temps che il Centre Pompidou ha dedicato a Boltanski nel 2019. Il film non è solo un ritratto del grande artista scomparso a luglio di quest’anno all’età di 77 anni, ma un’intensa esperienza filmica sulla relazione tra l’arte e la memoria.