Duane Michals è internazionalmente riconosciuto come uno dei fotografi più originali del nostro tempo e come l’iniziatore di una nuova forma di racconto fotografico, che ha influito sul lavoro di molti autori contemporanei. Fu una sua opera, appesa alle pareti di casa del padre medico e collezionista, a incoraggiare Sophie Calle nella sua scelta di dedicarsi alla fotografia.
Come le fotosequenze in bianco e nero di Michals, questo film si snoda attraverso il susseguirsi di una serie di “microstorie” dal sapore surreale. In viaggio assieme alla sua valigia, con un ombrello, una bombetta o un paio di ali, ad ogni scena il ‘giovane ottantenne’ espone e interpreta con commovente delicatezza e brillante ironia un momento della sua vita o un episodio ispirato alle sue opere. Tra queste, un posto speciale è occupato dal portfolio dedicato a Réne Magritte, realizzato nella casa dell’artista a Bruxelles nel 1965. Con i suoi interlocutori e con la sua immagine allo specchio, il protagonista del documentario parla di arte e poesia, di amore e morte, tornando a più riprese sul suo rapporto con la fotografia, anche attraverso la riproposizione di alcuni dei suoi celebri componimenti, scritti su carta con la sua inconfondibile grafia : “[…] I am a reflection photographing other reflections within a reflection. To photograph reality is to photograph nothing”.