Il film è una rappresentazione della relazione tra l’umano e il sovrannaturale. In una località di montagna, una sciatrice solitaria incontra il fantasma di un ebreo ortodosso che le appare seduto accanto nella seggiovia. L’uomo inizia il racconto di una fiaba ebraica nella quale sono presenti innumerevoli stereotipi: un ebreo avido, una moglie sottomessa, una donna-diavolo seduttrice. In un continuo intreccio tra passato e presente, reale e fiabesco, il film alterna scene ambientate in un’esplicita rappresentazione del Medioevo abitato da personaggi con grandi nasi finti, a riprese dell’impianto sciistico dove lo spettro (in carne ed ossa) risulta un elemento dissonante, surreale. Come la protagonista, che per esorcizzare il fantasma deve rompere i confini tra il mondo reale e le fiabe, così lo spettatore si trova a riflettere sulla propria sfera di credenze e a chiedersi se, come recita il titolo, il mondo sia un Golem.