Realizzato per Manifesta 8 e girato a Lubiana, il video è ambientato nel 1982 a Manchester. Un ragazzino esplora lo spazio di un modesto appartamento di un anonimo caseggiato toccando i mobili e gli oggetti che lo circondano. Apre e chiude cassetti tirando fuori ciò che vi è contenuto, fa muovere le ante cigolanti di un armadio, sulla moquette rovescia un vasetto pieno di perline di vetro, fa girare piu volte una moneta su un tavolo, si siede e si rialza, si affaccia alla finestra. Il film sorprende soprattutto per il contrasto tra l’accumulazione silenziosa, quasi perturbante, di questi oggetti banali, e la violenza dei suoni prodotti dalle porte, i cassetti e i diversi oggetti nelle mani del bambino.
Muslimgauze, gioco di parole tra muslin (un tipo di velo) e muslim (musulmano), è lo pseudonimo del musicista sperimentale Byrn Jones, nato e vissuto a Manchester, che negli anni ’80 ha prodotto album i cui titoli e sonorita erano dirette allusioni alla situazione politica del Medio Oriente dove non era mai stato. Ispirandosi alla sua figura, Khan costruisce uno scenario fortemente allusivo: da una parte il riferimento ad un musicista la cui appropriazione di politiche radicali di altri luoghi e forse un potente commento alla propria condizione locale; dall’altra un ragazzino sperimenta in dettaglio un tipico ambiente della classe media inglese. Un film spettrale nel quale Khan mette in scena il conservatorismo del Regno Unito sotto la Thatcher come condizione domestica.