The Toxic Camera

L’opera trae ispirazione dal documentario “Chernobyl: A Chronicle of Difficult Weeks” (1986), girato dal filmmaker Vladimir Shevchenko nella centrale nucleare di Chernobyl nei giorni dopo il disastro nucleare. L’esposizione alle radiazioni, in seguito alle quali il regista morì poco tempo dopo, alterò in diversi parti la pellicola del suo film (la cui bobina è stata considerata come “la più pericolosa del mondo”) e rese altamente tossica la telecamera con cui fu girato: una Konvas Avtomat 35mm, che per questo fu sepolta alla periferia di Kiev. A venticinque anni di distanza, le Wilson hanno ripercorso l’evento attraverso le testimonianze della drammatica esperienza vissuta da alcuni “veterani” di Chernobyl e degli allora collaboratori di Shevchenko. In questa riflessione sugli effetti della catastrofe e sulla “natura materiale del film”, i loro racconti ci guidano in un itinerario tra il deposito di scorie nucleari di Pirogovo, in Ucraina, e le architetture abbandonate di una ex base militare di Orford Ness, nel Suffolk, dove le artiste hanno collocato alcune imponenti e obsolete barre di misurazione (stickyards). Utilizzati dalle Wilson per la creazione di installazioni, questi oggetti che scorgiamo in molte scene del film funzionano come marcatori del passare del tempo e come rilevatori di presenze, rimandando contemporaneamente alla storia di questi luoghi e a quelle forme di turismo sviluppatesi attorno ad essi negli ultimi anni.