Un telegiornale e i versi della poetessa Alda Merini ci introducono alla tragica storia di Pippa Bacca (nome d’arte di Giuseppina Pasqualino di Marineo) partita l’otto marzo 2008 da Milano, assieme a Silvia Moro, per realizzare la performance “Brides on Tour”. Messaggere di pace e di fiducia verso l’altro, entrambe vestite in abiti da sposa bianchi, le artiste avevano intrapreso il loro viaggio con l’intento di arrivare a Gerusalemme attraversando in autostop undici Paesi; ma il percorso di Pippa Bacca, che in Turchia si era separata dalla compagna, si è interrotto nei pressi di Gezbe dove è stata violentata e uccisa.
Il documentario, che ha richiesto due anni di lavorazione, rivela la singolare figura dell’artista attraverso il racconto di questo suo ultimo progetto. Il ricordo vivido nelle testimonianze di familiari, amici e della sua compagna di viaggio, è scandito dalle immagini che la stessa performer aveva raccolto nel corso dei suoi spostamenti. Queste immagini, che sono state recuperate dalla sua telecamera e restaurate solo alla fine del film, riguardano momenti quotidiani dell’impresa ed evidenziano il suo significato simbolico, mostrando Pippa Bacca tra le persone che l’avevano accolta nelle diverse tappe e durante la realizzazione di alcuni rituali, come quello della lavanda dei piedi. Un atto con cui l’artista, che era profondamente religiosa, celebrava il lavoro delle ostetriche ascoltando e registrandone i racconti. L’ultimo filmato che vediamo, dopo il saluto della folla il giorno del funerale dell’artista, è stato girato dal suo assassino.