Eva Hesse è una delle artiste più influenti del dopoguerra americano. Le sue sculture realizzate in lattice, fibra di vetro e plastica hanno contribuito alla nascita del minimalismo degli anni ’60 e ’70 e hanno influenzato una nuova generazione di artisti. La sua breve carriera – morirà di tumore all’età di 34 anni – è stata contrassegnata da una produzione complessa che considera la pittura non come una superficie bidimensionale, ma come oggetti su parete che si protende nello spazio dell’osservatore per i quali utilizza materiali di vario tipo come corde, spago, fili, gomma, e vetroresina, nuovi objets trouvés. Il film di Marcie Begleiter che riunisce preziosi documenti, quali i diari e la corrispondenza con l’amico e mentore Sol LeWitt e le testimonianze di artisti che la conobbero e la frequentarono – Carl Andre, Robert e Sylvia Mangold, Richard Serra, Dan Graham tra gli altri – mette in luce la forte personalità e la tenacia con cui a New York, in un ambito dominato da artisti pop e minimalisti di sesso maschile, un’artista donna sia stata capace di lasciare un segno indelebile.