Versione per la sala cinematografica del video loop esposto alla Biennale veneziana di quest’anno, Ocean II Ocean unisce immagini di forme casuali, figurazioni a spirali che evocano conchiglie, quasi delle concrezioni, iscritte nella pavimentazione e nelle pareti marmoree delle stazioni della metropolitana di città della ex Unione Sovietica, a materiali di archivio che testimoniano come venissero smaltiti i vagoni in disuso della metropolitana di New York, gettati nelle acque dell’oceano Atlantico, seppelliti in mare. Le riprese subacquee inquadrano questi mostruosi resti della nostra civiltà che entrano in modo incongruo e violento a far parte del paesaggio e della vita marina con pesci e tartarughe che vi nuotano intorno. Tale decadimento geologico e ideologico, in cui la distinzione tra spazio naturale e urbano appare ugualmente incline alla rovina, è accompagnato da un’ipnotica colonna sonora realizzata dall’eco di percussioni su tamburi metallici riciclati da barili di petrolio. In questo straordinario ultimo lavoro di Gaillard, l’acqua è una sorta di ex machina perché la natura infine vince per il suo perpetuo rinnovamento di sé. Tuttavia essa soffre a causa dell’invasione dell’azione umana.