L’ultimo lungometraggio dell’artista iraniana Mitra Farahani è il risultato di un lavoro durato più di sette anni e mette in scena un dialogo a distanza tra due grandi maestri del cinema: Ebrahim Golestan e Jean-Luc Godard. Golestan, regista di spicco della new wave iraniana, e Jean-Luc Godard non si sono mai incontrati. Grazie a Mitra Farahani iniziano una corrispondenza: “Ebrahim può mandarmi una lettera questo venerdì e gli risponderò venerdì prossimo. Allora, ci vediamo venerdì, Robinson!”, propone Godard. Dal grande castello inglese nel quale abita Golestan allo spazio intimo della casa di Godard a Rolle, in Svizzera, il film segue gli scambi tra questi due uomini anziani ed isolati che si scrivono grazie ad una connessione internet. A Godard, con i suoi messaggi composti da formule oscure e montaggi di immagini enigmatiche, risponde Golestan con una lucida saggezza fatta di argomentazioni su più pagine. Per tutto il film sembra difficile trovare un linguaggio comune tra i due registi, e invece di registrare passivamente questi scambi, A vendredi, Robinson li trasforma in un interessante materiale cinematografico. Tra citazioni letterarie e filmiche, l’occhio di Farahani ci conduce nella visione poetica dei due autori riuscendo ad intrecciare una sottile trama tra due pensieri molto distanti ma che convergono in una simile visione assoluta del connubio tra arte e vita.